di Marco Civra
Presidente del Centro Studi Silvio Pellico
L’attenzione mediatica scatenata dalla visita di Vittorio Sgarbi agli affreschi della cappella di Sant’Anna in Cercenasco nel mese di luglio è sicuramente servita a sollevare il velo sullo stato generale di semi abbandono del patrimonio culturale italiano e, per quanto ci riguarda, del pinerolese.
Sostenere la necessità e l’urgenza di restaurare i troppi monumenti in stato di degrado è scontato. Il coro di sostegno è stato naturalmente unanime, fatte salve le puntualizzazioni sulla mancanza di fondi.
Costituire reti, promuovere, valorizzare questa ricchezza è uno degli scopi statutari di questa piccola associazione culturale, nata poco meno di un anno fa grazie al lucido sostegno di una figura di altissimo profilo, il carmagnolese Gualtiero Galvagno, purtroppo scomparso prematuramente prima di vedere i risultati della sua intuizione.
Il Centro Studi Silvio Pellico, forte del sostegno qualificato dei soci fondatori e di coloro che si sono uniti alla squadra in questi mesi, sta cercando di promuovere la cultura del territorio nei suoi aspetti storici, artistici e soprattutto letterari, senza sovrapporsi alle molte iniziative locali, ma cercando di apportare un contributo di sprovincializzazione e globalizzazione dei singoli progetti.
L’aspirazione ai grandi scenari non deve tuttavia fare dimenticare il piccolo lavoro quotidiano senza il quale verrebbe meno la linfa vitale alla tutela culturale. Lo ha descritto mirabilmente Aldo Rosa, storico e cultore d’arte di Vigone, autore di quel magnifico volume dedicato all’arte gotica in Piemonte che la sua città ha dimenticato persino di presentare ma che ha già raggiunto le principali biblioteche del mondo ed è stato citato fra le opere più significative per la promozione dell’arte piemontese nel mondo. Vi invito a leggere il suo pungente articolo dal titolo “restaurare per chiudere”.
Restaurare per chiudere è il nodo sul quale richiamo l’attenzione di tutti coloro che sono intervenuti sul tema del patrimonio storico artistico in questi giorni.
Non servono fondi pubblici, non servono mecenati per valorizzare il nostro patrimonio. Serve, per iniziare, un piccolo atto di volontà e impegno.
Se vi recate a Fossano in un qualsiasi giorno della settimana, non mancate una visita alla chiesa di San Filippo e ai suoi affreschi barocchi. Di fronte alla Vergine dell’Apocalisse perdetevi nel vento tempestoso che scompiglia il suo mantello. Una tempesta silenziosa che potrete godervi grazie all’apertura della Chiesa e, per sicurezza, all’allarme che la protegge dai vandali eventuali.
La cappella del Vittone, nella frazione Valinotto di Carignano, lungo la strada che porta a Virle, si può visitare il sabato e la domenica. Un semplice, economico, cartello protetto da una bustina di plastica, comunica al visitatore l’opportunità di scoprire, al suo interno, una Madonna del latte quattrocentesca.
Un piccolo cartello, una puntina da disegno, un numero di telefono al quale il visitatore possa rivolgersi per ottenere la momentanea apertura del monumento. Basta davvero poco per trasformare questa miniera d’oro dimenticata in un filone di cultura e, perché no, di ricchezza.
A Cercenasco, la cappella di Sant’Anna e i suoi affreschi attendono un piccolo, piccolissimo contributo: un cartoncino protetto da una busta di plastica, un numero di telefono, un appassionato che risponda e, con una breve passeggiata, apra la porta verde di questo scrigno. Non servono contributi, non occorre porsi domande sulle disponibilità finanziarie dell’amministrazione comunale. Un foglio di carta e un pennarello sono alla portata di tutti. Un po’ di impegno e buona volontà, forse, avrebbero preservato i restauri del 1998.
Un esempio? Guardate il sito che la città di Carignano ha realizzato per promuovere le visite culturali sul proprio territorio-
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