
Lidia Poët, i libri, la storia, i diritti. Un progetto che continua…













Anche il Centro Studi Silvio Pellico ha aderito all’iniziativa del Forum delle associazioni pinerolesi per la salvaguardia della bellezza e del paesaggio a tutela di Monte Oliveto.
LA REGIONE PIEMONTE BOCCIA LE RICHIESTE DI EDIFICARE
La Regione Piemonte ha inserito nel Piano Paesaggistico Regionale (PPR) la dichiarazione di notevole interesse pubblico della Collina di Pinerolo decretando di fatto la bocciatura delle richieste di edificare, dove il vigente PRGC prevede un’ampia possibilità edificatoria su un’area denominata CP7 di mq. 32.646. Complessivamente si intende costruire 11.084 mq “vendibili”di edilizia residenziale (120 – 130 alloggi) e 3207 mq di autorimesse (circa 200 unità) assolutamente non necessarie alla luce della attuale dinamica demografica.
MA IL COMUNE DI PINEROLO SI OPPONE ALLA REGIONE
Gli organi di stampa hanno riportato la notizia che l’attuale Amministrazione Comunale intende opporsi alla dichiarazione di pubblico interesse del PPR con osservazioni che ancora una volta avallano la cementificazione della collina.
NON VOGLIAMO AlTRE COSTRUZIONI
Il Comitato spontaneo per la salvaguardia di Monte Oliveto nel 2011 aveva raccolto un migliaio di firme per lo stralcio della zona CP7 dal PRGC. In seguito i costruttori riusci rono. con ricorso al TAR, ad evitare lo stralcio e nel 2012 con l’attuale Amministrazione viene confermata la possibilità di costruire.
Il Forum delle associazioni, richiamata la dichiarazione di notevole interesse pubblico della Collina di Pinerolo contenuta nel Piano Paesaggistico Regionale (PPR), promuove una raccolta di firme con la richiesta all’Amministrazione Comunale di adottare le disposizioni contenute nel Piano Paesaggistico Regionale stralciando la zona CP7 dal vigente PRGC.
Forum delle associazioni pinerolesi composto da: Osservatorio0121-Salviamo il Paesaggio, Italia Nostra, CESMAP, Legambiente, Libera – presidio Rita Atria, TAC, Centro studi Silvio Pellico.
CAVALLI E CAVALIERI
Dalla Preistoria alla Prima Guerra Mondiale
PINEROLO 7 NOVEMBRE 2015 – 29 MAGGIO 2016
La Mostra internazionale, distribuita in tre sedi, offre un ampio panorama sull’argomento Cavalli e Cavalieri spaziando dall’arte preistorica di famose caverne e siti archeologici fino alle cavallerie della Grande Guerra 1915 – 18. E’ evidenziata la Scuola di Cavalleria che rese celebre Pinerolo nel mondo intero all’inizio del XX secolo, grazie a Federigo Caprilli, istruttore militare inventore della moderna equitazione sportiva.
La Preistoria è sviluppata con scenografie a giochi di luci che ricreano l’atmosfera dei primi templi dell’umanità, le grotte nella cui oscurità le immagini di un ricchissimo mondo mitico e religioso furono dipinte ed incise sulle pareti rocciose fin da 35 mila anni fa. Contenitore aulico è la magnifica Chiesa seicentesca di S. Agostino, costruita come ex voto della Città di Pinerolo per la peste che infuriava nel 1630, quando fu presa dalle truppe francesi del Re Sole Luigi XIV, comandate personalmente dal cardinale Richelieu. Nel medesimo è trattato l’argomento della origine e dell’evoluzione degli equidi fino all’affermazione delle forme attuali. La sapiente e grandiosa opera allestitiva della Mostra, progettata da Tere Grindatto che, come sempre da oltre 25 anni, ha realizzato l’esposizione tenendo in conto anche la necessaria importante valorizzazione dei capolavori della chiesa, vero gioiello che viene aperto, con la mostra, alla fruizione dei cittadini e delle scolaresche.
Al Museo Nazionale Storico dell’Arma di Cavalleria, il più importante complesso espositivo del settore presente in Europa, sono presentate, seguendo un fil rouge, le vicende della Cavalleria Italiana con particolare riguardo ai reperti, divise, armamenti, bardature equestri, fatti e personaggi che hanno caratterizzato la partecipazione italiana alla Prima Guerra Mondiale 1915 – 1918. Nelle grandi sale del monumentale edificio che fu realizzato a metà dell’Ottocento per dar vita a Pinerolo alla Scuola Militare di Equitazione, è possibile ripercorrere l’epopea della Cavalleria italiana e la sua partecipazione al primo conflitto mondiale di cento anni fa, e quindi, commemorare le vicende ed i personaggi salienti. Una sezione della mostra è dedicata alla Scuola Veterinaria ed alla Mascalcia Militare che in Pinerolo ebbero un ruolo di primaria importanza, con iniziative che perdurano tutt’oggi nel settore ippico sportivo.
Nella Biblioteca Civica “Alliaudi” è installata una sezione della Mostra che tratta l’argomento cavalli e libri nell’arte, con la presentazione di pubblicazioni, documenti, fotografie d’epoca, stampe ed incisioni che sono conservate nella grande Biblioteca di Pinerolo ed anche nell’annesso Archivio Storico, vero “pozzo di San Patrizio” che contiene reperti, cimeli e documenti di grandissimo pregio, normalmente non visibili, e che, per l’occasione, escono alla luce per narrare vicende cittadine che hanno fatto la Storia di Pinerolo.
HORSES AND KNIGHTS
From the Prehistory to the First World War
PINEROLO November 7, 2015 – May 29, 2016
The International exhibition, distributed in three locations, offers a wide view on the subject Horses and Riders ranging from the art of the famous prehistoric caves and archaeological sites to the Cavalry of the Great War in 1915 – 18. It is highlighted the Cavalry School, which made famous Pinerolo in the whole world in the early twentieth century, thanks to Federigo Caprilli, military instructor, inventor of the modern natural system of the riding.
Prehistory is developed with games of sets of lights that recreate the atmosphere of the early temples of humanity, the caves, in which darkness, images of a rich mythical and religious world were painted and engraved on the rock walls as early as 35,000 years ago. Aulic container is the magnificent seventeenth-century Church of St. Augustine, built as a votive offering of the City of Pinerolo for the plague that was raging in 1630, when the fortress was taken by French troops of the Sun King, Louis XIV, commanded personally by Cardinal Richelieu. In the same issue is dealt the origin and evolution of equine untill the affirmation of the actual forms.
The masterly and magnificent preparation of the Exhibition, designed by Tere Grindatto that, as always over 25 years, has made the exposure taking into account the necessary important enhancement of the masterpieces of the church, a jewel that is open, thanks to the exhibition, for the fruition of citizens and school groups.
At the National Historical Museum of the Cavalry, the largest exhibition complex of the field in Europe, are presented, following a common thread, the story of the Italian Cavalry with emphasis on the findings, uniforms, weapons, equestrian harnesses, events and people that characterize the Italian participation in the First World War in 1915 – 1918. in the large rooms of the monumental building that was built in the mid-nineteenth century to give birth in Pinerolo to the Military School of Equitation, you can retrace the epic of the Italian Cavalry and its participation in the first World War a century ago, and then, commemorating the events and the salient characters.
A section of the exhibition is dedicated to the Veterinary School and the Military Farriery that, in Pinerolo, played a major role, with initiatives that persist today in equestrian sports.
In the Library “Alliaudi” is installed a section of the Exhibition illustrating the topic of the horses in the books and in the art, with the presentation of publications, documents, vintage photographs, prints and engravings that are preserved in the great library of Pinerolo and also in the annex Historical Archive, real “Well of St. Patrick” that contains artifacts, memorabilia and documents of very high value, normally not visible, and that, for the occasion, come to the light to tell stories that have shaped the city’s history of Pinerolo.
INAUGURAZIONE ITINERANTE PER LE TRE SEDI DELLA MOSTRA
SABATO 7 NOVEMBRE 2015 ORE 15:30
Alla presenza delle massime Autorità Militari, Civili e Religiose
Chiesa di S. Agostino – Via Principi d’Acaja
Ore 15:30
Museo Storico dell’Arma di Cavalleria
Viale Giolitti 5
ore: 16,30
Biblioteca Civica “Alliaudi”
Via Cesare Battisti 11
Ore: 17:30
Rinfresco
////////////////////////////
////////////////////////////
CAVALLI E CAVALIERI
Dalla Preistoria alla Prima Guerra Mondiale
Mostra promossa da:
CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica
Museo Civico di Archeologia e Antropologia, Pinerolo
Comando Regione Militare Nord – Museo Storico dell’Arma di Cavalleria, Pinerolo
Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino
Biblioteca Civica “Alliaudi”, Pinerolo
Università di Torino, Dipartimento di Culture, Politica e Società.
Patrocini e Ringraziamenti:
Presidenza della Repubblica
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
Regione Piemonte – Assessorato alla Cultura
Ufficio Scolastico Regionale Piemonte
Torino Città Metropolitana
Città di Pinerolo
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino
Italia Nostra del Pinerolese
Vita Diocesana Pinerolese
Circolo Sociale 1806, Pinerolo
Centro Studi “Silvio Pellico”
L’Eco del Chisone – L’Eco Mese
IFRAO – International Federation Rock Art Organizations
ICOM – International Council on Museums
Collezioni arte rupestre:
CeSMAP – Pinerolo
Collaboratori italiani:
Ricchiardi Piero, Presidente CeSMAP
Dario Seglie e Daniele Ormezzano, Coordinatori della Mostra
Roberto Seglie, Segretario Generale CeSMAP
Enrico Comba, Università di Torino, Vice Direttore CeSMAP
Ten. Col. Paolo Caratori, Direttore Museo Arma di Cavalleria
GianPiero Casagrande, Direttore Biblioteca Civica
Vincenzo Fedele e Vincenzo Blasio – Associazione Didattica di Podologia Equina e Mascalcia.
Collaboratori esteri:
Hipólito Collado Giraldo, IFRAO President, Director de Arqueología, Junta de Extremadura, Spagna
Fernando Coimbra, Instituto Terra e Memória e Centro de Geociências della Universitá di Coimbra, Portogallo
Davide Delfino, Câmara Municipal de Abrantes e Centro de Geociências della Universitá di Coimbra, Portogallo
Pedro Cantalejo Duarte – Conservador de la Cueva de Ardales (Málaga), Spagna
Ketty Ratero Morán – Coordinadora Zona Arqueológica de Siega Verde, Spagna
Daniel Garrido Pimentel – Coordinador de la Red de Cuevas Prehistóricas y Centros Culturales de Cantabria, Spagna
Marc Groenen – Chaire d’art et d’archéologie préhistoriques, Université Libre de Bruxelles, Belgio
José Antonio Lasheras – Director del Museo de Altamira, Spagna.
Progettazione generale degli allestimenti:
Tere Grindatto
Allestimenti e Laboratorio:
Remo Cardon, Giorgio Quaglia, Franco Carminati,
Adalberto Fiorillo, Giuseppe Irrera
Grafica e comunicazione, mediaplanning:
Mario Fina, graphic designer
Layout dei pannelli e informatica:
Francesca Bassetti
Video:
Pierantonio Oppezzo, Jean Pierre Baux
Illuminotecnica:
Dario Ghinaudo – Projecad
Sezione Didattica:
Angela Falcone, Emanuela Genre e Collaboratori
Ufficio Stampa e Segreteria CeSMAP:
Cristina Menghini
Servizi giornalistici:
Maurizio Menicucci, RAI-TV, Torino
Patrizio Righero, Vita Diocesana Pinerolese
Servizi giornalistici esteri:
Andrew Howley, National Geographic – Washington DC, USA
Servizi museali:
I.RI.S. – Istituto Ricerche Socioterritoriali, Pinerolo
Conferenze sul tema:
Museo Storico Arma di Cavalleria Pinerolo
Circolo Sociale 1806, Pinerolo
/////////////////////////////////////
Mostra a cura del
CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica,
Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo
Città di Pinerolo – Assessorato alla Cultura
Dal 7 Novembre 2015 al 29 Maggio 2016
Orari:
Chiesa di S. Agostino – Apertura al pubblico:
Domenica: 15,30 – 18,30
Museo Storico dell’Arma di Cavalleria – Apertura al pubblico:
Martedì e Giovedì: 9,00 – 11,30 / 14,00 – 16,00
Domenica: 10,00 – 12,00 / 15,00 – 18,00
Biblioteca Civica “Alliaudi” – Apertura al pubblico:
dal Lunedì al Venerdì: 9,00 – 19,00
2° e 4° Sabato del mese: 9,00 – 12,00
Visite guidate per scuole e gruppi: tutti i giorni, prenotazione obbligatoria.
Tel. +39 0121 794382 – Fax. +39 0121 75547
Web: www.cesmap.it
www.facebook.com/cesmap.pinerolo – www.facebook.com/didattica.cesmap
E-mail: didatticacesmap@alice.it
Un magnifico filmato per apprezzare la monumentalità e la bellezza di Pinerolo, del suo centro storico e dei monumenti che accoglie.
La Commissione Civica per i Beni Culturali di Pinerolo da due anni non è più stata convocata.
Palazzo Vittone, Chiesa di Sant’Agostino, Collegio dei Gesuiti, Caserme francesi ex Tribunale, Palazzo Acaja e Follone Turck sono alcune delle criticità che richiedono interventi urgenti e intelligenti.
(da: VITA Diocesana Pinerolese, Anno 5 – N. 8 – Domenica 4 Maggio 2014)
Tra poche settimane, i cittadini saranno chiamati alle urne per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento europeo, al Consiglio regionale ed in molti Comuni del Pinerolese. Una giornata quindi di eccezionale importanza per il nostro futuro, per l’Europa nel contesto mondiale, per il Piemonte e per il nostro territorio. Democraticamente, tutti dovremo esprimere, con la partecipazione al voto, la nostra idea di governance, continentale e locale.
Pinerolo, che non rinnova la sua Amministrazione comunale, è la città capofila del territorio e quindi deve avere una visione ampia di area; ogni sua decisione (o indecisione) crea effetti territoriali vasti e complessi. L’abolizione della Provincia e Torino che diventa città metropolitana sono due fatti nuovi che dovrebbero costituire un tema di dibattito democraticamente ampio ed articolato; il disegno del nostro futuro sarà da porre in mano a persone -elette- capaci e determinate a trovare la sintesi tra interessi locali e quelli di altri territori, ovviamente legittimi, ma contrapposti e tendenzialmente in conflitto. Il Pinerolese, da molto tempo, ha pochi rappresentanti negli enti sovraordinati, e il declino che stiamo subendo è anche appesantito da questa situazione di minor rappresentatività.
Una risorsa straordinaria del nostro territorio è la sua unicità antropologica e culturale, essendo terra di frontiera, multiculturale fin dal Medioevo; i Governi centrali, dopo aver dichiarato che «con la cultura non si mangia» (Giulio Tremonti), recentemente, per bocca del Ministro per i Beni Culturali e anche Turismo (Dario Franceschini), hanno variato il tiro dichiarando che la Cultura è come «petrolio» per l’Italia, la più importante fonte di risorse a nostra disposizione; «mi hanno dato il più importante dicastero economico» ha detto Franceschini subito dopo il giuramento al Quirinale, «tutela e valorizzazione, … coordinamento col sistema dei Comuni, … investimenti per la cultura e turismo». Quindi si sta inaugurando un nuovo corso: non si può più soltanto vivacchiare (con i musei quasi sempre chiusi ed i monumenti lasciati crollare per impotenza ed incuria), ma è necessario un vero e proprio programma nazionale di interventi mirati in grado di fornire prospettive e futuro all’immensa ricchezza italica che possediamo.
La recente notizia della dismissione della ex-Caserma di Cavalleria «Bochard», che passerà in proprietà al Comune di Pinerolo per usi culturali, è un segnale nella direzione espressa dal Ministro Franceschini; il «polo culturale» che intende creare il Sindaco Eugenio Buttiero nei grandi edifici militari è esattamente su questa linea. I temi da affrontare per riempire di contenuti concreti questo «polo» sono ancora tutti da discutere, progettare, scrivere. Con una premessa, fin da subito: questo «polo» non dovrà essere solo un centro di servizi della città, ma dovrà avere una valenza ed un valore a livello territoriale per tutto il Pinerolese. Ad esempio, una proposta che ha già avuto larga adesione è quella presentata dal Centro Studi «Silvio Pellico» che invita a coordinare 150 beni culturali ed ambientali del nostro territorio definito come «Terre d’Acaia»; tre beni «faro» per ogni Comune dei circa 50 che costellano, dal confine con la Francia fino alla linea delle risorgive nella pianura, un territorio di circa 200.000 abitanti. Questi 150 punti forti del territorio potranno avere alla «Bochard» una vetrina centrale multimediale ed interattiva, in grado di mettere in sinergia le risorse dei beni culturali ed ambientali, beni patrimoniali che ora sono isolati e praticamente abbandonati all’oblio, al degrado, al saccheggio ed alla scomparsa.
Conservare non vuol dire essere conservatori e codini in senso politico; anzi, vuol dire avere un profondo senso di essere immersi nella cultura che è il retaggio del passato. Abbiamo ereditato un patrimonio fatto di beni che l’UNESCO classifica in materiali ed immateriali (tangibles and intangibles) ai primi appartiene ad es. l’edificio del Follone o ex Merlettificio Turck; ai secondi appartengono ad es. le abilità di confezionare pizzi al tombolo, saperi tradizionali conservati operativi ancora oggi dai discendenti della famiglia Turck. Sono questi i Beni Culturali che, insieme a quelli Ambientali godono di protezione legale, secondo normative internazionali, nazionali e locali, come dovrebbe essere previsto dai piani comunali.
Ma il territorio che è la casa comune, il deposito dei valori stratificatisi nel tempo, è anche l’identità ed il retaggio di una comunità e di ogni individuo. Quando siamo costretti a vivere in un ambiente asettico e standardizzato, come una cella di un carcere, la corsia di un ospedale, il corridoio di un supermarket, cerchiamo di evadere al più presto perché nessuno sente questi ambienti come luoghi familiari.
Quindi la città come coacervo di memorie, stratificazione di edifici, di pieni e di vuoti, di giardini e di orti, è la patria piccola, la portatrice della storia piccola (anche a volte grande), con le sue pagine più o meno importanti e più o meno ben conservate, è la nostra carta di identità perché non vogliamo essere apolidi; aperti con tutti gli altri e con tutte le tradizioni e le culture, ma senza rinunciare ai millenni che stanno alle e sulle nostre spalle.
Allora il nostro dovere è di discutere e concordare con tutti i cittadini (uso apposta questo termine illuminista di citoyens), visto il passato ed il presente, quale deve essere il disegno del nostro comune futuro, la casa che vogliamo consegnare ai figli ed ai figli dei nostri figli, perché – come amo ricordare, a me stesso in primis – il patrimonio (i beni culturali ed ambientali, tangibles and intangibles) è un prestito che abbiamo ricevuto dalle generazioni future che noi dobbiamo saggiamente amministrare e valorizzare per noi e per i posteri.
Pinerolo si è trasformata nei millenni: nucleo preistorico durante l’Età del Bronzo e del Ferro, nel I millennio a. C., oppidum gallo-romano sulle alture collinari affacciantesi sulla pianura, città murata e fortificata dall’alto Medioevo fino alla fine del XVII secolo, prima capitale del Piemonte con i Principi d’Acaja – Savoia, fortezza francese di prima classe col Re Sole, sede di Provincia e di sotto-Prefettura con Napoleone, città artigiana fin dal Medioevo; da sempre città militare, con il periodo aulico della Cavalleria e col prestigio internazionale -tra Ottocento e Novecento fino alla seconda guerra mondiale- per essere la sede più importante per l’equitazione, surclassando il Cadre Noir di Saumur e la Spanische Hofreitschule di Vienna, città operaia la cui vocazione attuale, tra post industriale, terziario avanzato e centro di servizi territoriali, stenta a trovare una regia autorevole con una linea che miri alto verso il futuro, disegnando la città che sarà Pinerolo nella seconda metà di questo primo secolo del terzo millennio d. C.
Ma non si può pensare a Pinerolo in modo puntiforme e con l’ottica della città con ancora la antica cinta muraria, chiusa nella sua individualità; oggi occorrerebbe almeno ricuperare la visione strategica che fu propria del periodo napoleonico, dove il Pinerolese era una unità territoriale.
Nel non preistorico 1960, l’amministrazione di allora della città perpetrava una colossale infamia urbanistica: abbatteva proditoriamente l’enorme edificio, costruito a metà del ‘600 dal Vauban, architetto militare del Re Sole Luigi XIV, costituente la caserma detta Hotel di Cavalleria e l’annesso maneggio, in una settimana, sperando di alzare una fungaia di grattacieli e fare enormi profitti; fortunatamente i funghi non crebbero e rimase un piazzale addossato ai rialzi dei bastioni e dei fossati che ancora oggi corrono fino alla Piazza d’Armi. La Commissione comunale di Disegno Urbano che nell’Ottocento discuteva lo stile dei Portici Nuovi di Corso Torino era scomparsa da tempo e mai più riformata.
Dopo «cento anni di solitudine», per dirla con Garcia Marquez recentemente scomparso, concludo con un segno positivo: l’Amministrazione di Pinerolo ha istituito quattro anni fa una Commissione Civica per i Beni Culturali di Pinerolo, formata da vari esperti per dare consulenza all’Amministrazione sulle tematiche di cui abbiamo trattato. Ma, in cauda venenum, non posso esimermi dal far notare che questa Commissione non è più stata informata né convocata (è presieduta dal Sincaco) da circa due anni, nonostante che i progetti e le tematiche relative al patrimonio culturale di Pinerolo siano divenuti quotidiani punti di esternazioni di volontà di dialogo aperto e di formazione di «squadre».
Un lavoro che era stato individuato come prioritario per la Città era l’inventario completo del Patrimonio Culturale da realizzarsi con schede ad hoc. A casaccio, elenchiamo alcune criticità del patrimonio monumentale edilizio cittadino: Palazzo Vittone, Chiesa di S. Agostino, Collegio dei Gesuiti, Caserme francesi ex Tribunale, Palazzo Acaja, Follone Turck.
Progettare nel campo dei Beni Culturali in modo oculato, a lungo termine e con un chiaro crono-programma è una operazione che richiede necessariamente un archivio aggiornato, un data-base ed un gruppo di lavoro qualificato (la Commissione Comunale Beni Culturali, in primis) che sia attivato ed attivo.
Ovviamente si può e si deve parlare con tutti, cittadini, associazioni, enti vari, ma il non attivare la Commissione BB. CC. è un fatto misterioso e democraticamente inspiegabile.
Ce lo spiegheranno i candidati alle prossime elezioni che, sono certo, anche loro avranno messo nei loro intenti programmatici la Cultura al primo posto, seguendo le indicazioni governative del premier Matteo Renzi e del Ministro Dario Franceschini ?
Dario Seglie
Direttore Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo
Tutto il Pinerolese, come altre parti dell’Italia, è ancora cosparso di una miriade di edifici (vecchi più che antichi) industriali costruiti in tutto il periodo degli ultimi due secoli di sviluppo delle fabbriche che ha perfino connotato un’epoca (quello del Settore Secondario dell’industria) che dalla seconda metà del Novecento ha cominciato a declinare, ed attualmente è stato superato dalla successiva e odierna fase del Terziario.
Il più constatabile risultato di questo lento, quasi impercettibile ma non irrilevante, mutamento contingente è segnalato dal percepibile degrado degli edifici industriali e del suo paesaggio corrispondente, in cui opifici di produzione e suoi apparati di esecuzione sono gravemente, e tristemente, ridotti a un degrado preoccupante e miseramente rivolti alla rovina (e loro irrimediabile scomparsa) se non viene trovato un criterio di soluzione per salvarli ed un adeguato metodo di procedura tecnico-amministrativa che possa riportarli ad un degno ricupero e ad un ri-uso appropriato.
È stato il sociologo François Lyotard a precisare, nel 1979, lo stato di questa nuova condizione socio-economica che economisti e filosofi hanno chiamato “condizione post-moderna”: una denominazione che indica un passaggio denotativo, dalla situazione della Modernità trascorsa, al fenomeno (che ancora compete alla nostra vita presente) ad essa successivo della odiernità in corso.
“Società dei servizi” ha chiamato questa nuova fase di trasformazione economico- sociale, nonchè culturale e comportamentale, l’economista Daniel Bell nel 1973, osservando che già nel 1956 si era verificato, per la prima volta al mondo, e negli Stati Uniti, il sorpasso numerico (più della metà degli addetti al lavoro) delle Tute Blu (operai) da parte dei Colletti Bianchi (Impiegati).
È un salto di quantità numerica che può apparire generico, ma la cui consistenza fisica ha determinato, invece, un notevole mutamento di esistenza complessiva nelle condizioni delle società sviluppate (e non solamente) di tutto il pianeta.
La conseguenza è stata una notevole perdita dei criteri di riferimento esistenziale e di organizzazione delle nuove risorse, materiali e intellettuali, ormai basate su regole codificate da più di due secoli.
Lo stesso territorio pinerolese ovviamente ha accusato questa crisi epocale, e da tempo le sue fabbriche, e le attrezzature che le sostenevano, stanno degradando nella trascuratezza, nella rovina, e nel disuso; perdendo quel loro splendore attivo per cui erano nate, e di cui sono state inopinatamente disautorate, senza che ne venga assolutamente tentato l’opportuno ripristino e re-impiego nella loro testimonianza oggettiva di elementi caratteristici locali del patrimonio storico-industriale che ha costituito un importante connotazione nella tipicità edilizia e tecnica di Pinerolo e del suo circondario.
Il merlettificio Turck
L’esempio recentemente più eclatante e scandaloso del degrado edilizio si ritrova nel vecchio Merlettificio Turck proprio a Pinerolo, giacente in una sconsolante rovina progressiva, non solo dolorosa ma anche – forse – dolosa, proprio per il disinteresse della città e l’incuria delle autorità pubbliche verso il degno recupero di questo patrimonio fisico che appartiene alla proprietà, materiale e culturale, delle nostre terre e delle sue testimonianze lavorative.
Per non riportare un noioso elenco delle presenze industriali del Pinerolese sottoposte ad analoghe circostanza di distruzione (per il riscontro e la classificazione dei quali lasciamo il compito ad Italia Nostra, che già si è occupata di qualche caso di tale genere), bastino ricordare alcuni soltanto tra i più emergenti edifici di quella Archeologia recente che, per le proprie caratteristiche di operatività produttiva di genere meccanico, viene appunto denominata “industriale”.
La RIV di Villar Perosa
Tra le differenti condizioni tipologiche esistenti nel Pinerolese si ritrovano tre generi caratteristici della situazione archeologico-industriale, che si dipartono dalla norma ripristinativa più consueta osservabile a Villar Perosa nel contesto architettonico-operaio della RIV conservato in una sua decente utilizzazione odiernizzata (non si deve dimenticare che, come ha sempre sostenuto già dalla fine dell’Ottocento il grande teorico del restauro moderno John Ruskin, è sostanzialmente la normale manutenzione ad assicurare un continuativo ripristino, aggiornante ma non distruttivo).
Lo Stabilimento Mazzonis e l’Opificio Crumière
Le altre due casistiche, sono evidenti esempi di opposta situazione propositivo-organizzativa, uno disdicevole e l’altro encomiabile: il primo (visibile nei padiglioni caoticamente sistemati, e per altro mantenuti in modo parziale o lasciati all’ abbandono, del vecchio Stabilimento Mazzonis a Torre Pellice, la cui articolazione appare incompiuta e senza ordine edilizio e spaziale) è quello della risistemazione incompiuta e senza pianificazione globale, che mostra sconcertanti carenze nella generale ripristino delle costruzioni storiche ancora esistenti; mentre il secondo (ritrovabile nel parco edilizio-paesistico dell’insieme eco-museale dell’Opificio Crumière a Villar Pellice, adeguatamente ristrutturato nella sua ambientalità interna e negli effetti di adeguamento odierno dei contesti naturalistici e delle presenze costruite) offre invece un idoneo caso di intervento congruo nel rinnovamento di un vetusto organismo in un attualistico insieme pluri-funzionale, definito fissando gli aspetti tipologici del passato e rivolgendone il ripristino ad idonei utilizzi per le esigenze odierne. Da cui è provenuto un discreto ambiente di incontri culturali e di svago per la gente che può segnate un importante indicazione operativa: non sarà il Bois de Boulogne parigino o il newyorkese Central Park, e neppure il sorprendente Miglio di Londra o l’infinito Lungofiume di Ottawa incredibilmente attrezzato per chilometri di sentieri, ma almeno un sito di effettiva frequentazione collettiva, distensiva e piacevole, diversificato tra vecchie architetture ripristinate ed una ambientalità naturalistica disponibile.
E tutti gli altri…
Tuttavia resta poi quella più estesa categoria di elementi industriali senza previsione di progetto destinati ad una irrimediabile scomparsa, che compirà il loro destino distruttivo se non verrà pensata una loro solerte ristrutturazione.
Ma per tutte le attuazioni di ripristino, non basta soltanto riportare un organismo o uno spazio ad un uso pratico concreto; è necessario anche darne un aspetto estetico sopportabile, e cioè bello. L’utile e il dilettevole devono attagliarsi agli aspetti concreti di una cultura civile e storica, che riesca complessivamente ad amalgamare, e opportunamente equilibrare, la praticità e l’estetica; in modo da rendere il nostro intorno (che abbiamo dovutamente organizzato se non l’abbiamo trascurato o distrutto) adatto ai nostri bisogni concreti, e appagante per la nostra sensibilità di utenza pratica e di percezione psicologico-visiva.
Sull’ampio e diversificato patrimonio archeologico-industriale occorre dunque pensare giuste proposizioni di ricupero e ricomposizione, per intervenire solertemente e con accortezza, e ridare un nuovo efficace senso di vita ulteriore ai suoi elementi edilizi e tecnici. Prima che poi non sia troppo tardi, e non ci si possa neppure più lamentare.
Corrado Gavinelli
(Vita Diocesana Pinerolese – n. 2 – 2 febbraio 2014)
Nacque nel 1748 con l’erezione della diocesi, costituita dai territori delle soppresse Abbazia di santa Maria (fondata nel 1064) e della Prevostura di Oulx (fondata nel 1050/60) di cui conserva la parte dei documenti non confluiti all’Archivio di Stato di Torino. Dal 1992 ha una nuova sede presso la Curia Vescovile.
Questo ha permesso di raccogliere tutto il materiale sparso rendendo possibile la consultazione a professori, studenti, storici o semplici ricercatori. Grazie ai contributi di vari Enti, è possibile continuare la catalogazione e il riordino. In esso si trovano i Fondi Abbazia santa Maria, Prevostura d’Oulx, Diocesi, Parrocchie, Seminari e Clero, Opera Riparazione Chiese, Ecumenismo, Bollettini parrocchiali, Lettere pastorali dal 1750… Il più antico documento è l’atto di fondazione dell’Abbazia di Santa Maria (esposto nel Museo Diocesano) cui seguono Bolle Papali dal 1200 in poi. In diocesi vi sono altresi due archivi storici: quello della Cattedrale e quello del priorato di Mentoulles con documentazione storica sulla vita delle comunità dell’alta Valle di Pragelato nelle vicende con i valdesi. Le bolle pontificie dell’Abbazia di santa Maria dei secoli XI-XIII si trovano conservate nella Biblioteca Correr di Venezia.
Da un primo sguardo sommario si presume che vi siano più di diecimila documenti, senza contare quelli che devo ancora essere catalogati. Si stanno inoltre raccogliendo documenti, studi, fotografie e materiale posseduto in particolare da sacerdoti anziani e laici, materiale utilissimo che altrimenti andrebbe disperso. Sono anche raccolti gli archivi delle parrocchie soppresse onde evitarne furti e deterioramenti. L’Archivio Diocesano è consultabile il martedì e il giovedì dalle ore 15.00 alle 18.00, oppure con appuntamento telefonando allo 0121 373329/30 oppure alla e-mail centrostudi@diocesipinerolo.it
La Madonna del latte si trova nella terza campata della navata sud della chiesa di San Maurizio di Pinerolo, al di sopra dell’arca sepolcrale di don Giovanni Barra.
Il dipinto ritornò alla luce nel 1890, dopo secoli di occultamento che ne avevano fatto dimenticare la presenza; a parlare del ritrovamento è Pietro Caffaro, studioso pinerolese, che dà conto di una situazione di conservazione piuttosto buona nonostante la presenza di numerose cadute intorno alla figura della Vergine a causa della probabile presenza di ex-voto. Nascosto quasi subito, per la seconda volta, dalla tela di San Rocco, ritornò alla luce fra il 1999-2000.
Raffigura la Vergine, avvolta in un manto blu, che allatta Gesù seduta su un tronetto posto al di sopra di una sorta di predellino; Madre e Figlio sono avvolti in un alone luminoso che si irradia da loro assumendo la forma di una mandorla gialla, secondo una tipologia iconografica tradizionalmente legata alla Vergine dell’Apocalisse: a Giovanni, nella visione del primo segno che segue l’apertura dei sette sigilli, apparve nel cielo “una donna vestita di sole”.
Maestro di Cercenasco, Madonna del latte, dettaglio; inizio XVI secolo. Pinerolo, basilica di San Maurizio.
L’affresco, per la sua indubbia e stringente prossimità stilistica e tecnica con le vele di Sant’Anna, è attribuibile al Maestro di Cercenasco. Concorrono all’attribuzione anche alcuni dettagli riconducibili all’atelier di Jean Fouquet (pittore del re di Francia della metà del XV secolo), come la profonda scollatura della Vergine o l’impostazione generale della scena, già riscontrati nelle vele cercenaschesi.
La presenza dell’affresco su una parete edificata soltanto a partire dal 1500-1501 e all’interno di una cappella già dedicata a San Rocco nel 1518 (come ci conferma la visita pastorale effettuata in quell’anno da Giovanni di Savoia) consente di circoscrive il limite cronologico in cui inscrivere l’opera; rispetto alle vele di Sant’Anna sono riscontrabili inoltre alcune differenze stilistiche e di linguaggio, differenze che si potrebbero spiegare con il passaggio di qualche anno fra la realizzazione delle due opere. Tenendo in considerazione il lasso di tempo necessario per erigere i muri e renderli adatti ad essere affrescati si potrebbe dunque ipotizzare una data non lontana dal 1510, o poco oltre, nella quale le pareti erano già verosimilmente pronte ad accogliere la stesura pittorica.
L’opera si collocherebbe dunque in un momento piuttosto inoltrato dell’attività dell’artista, di cui costituisce probabilmente l’ultima opera finora nota.
(Per un ulteriore approfondimento si veda il volume Il Maestro di Cercenasco ).
La biblioteca diocesana Giulio Bonatto possiede testi di grande rilevanza storica, fra cui alcuni rari incunaboli. I volumi qui conservati (circa 80mila di cui la metà catalogati), riguardanti principalmente la teologia dogmatica, sono pervenuti attraverso i secoli soprattutto tramite donazioni, in particolare da parte di vescovi e prelati.
Troviamo, ad esempio, i testi di studio di Jean Baptiste d’Orlié de Saint-Innocent, primo vescovo di Pinerolo e insigne studioso (1709-1794), come commentari e opere dei Padri della Chiesa, oggi introvabili, editi nel 1500.
Commenta la direttrice: «Per avere una fede solida e adulta bisogna documentarsi, studiare sulle orme dei Padri che hanno cercato di capire Dio e lo hanno interpretato. Qui abbiamo molti libri che fanno parte del gruppo iniziale della biblioteca del seminario. È commovente pensare che attraverso i secoli i futuri sacerdoti hanno formato e rafforzato la loro fede proprio su questi testi: da Giovanni Crisostomo arcivescovo di Costantinopoli a Clemente teologo di Alessandria, da Martino Bonacina degli Oblati di Milano a Giacinto Chalvet domenicano di Tolosa, da Tommaso d’Aquino a Isidoro di Siviglia». Prosegue la direttrice: «La tenerezza e la ricchezza di un libro antico non sono solo nell’oggetto in sé come un pezzo di antiquariato ma, oltre alla bellezza della stampa e la raffinatezza dei caratteri, nella stima del contenuto, nella conoscenza del pensiero; è il pensiero degli antichi dal quale noi discendiamo nel bene e nel male. Sono certamente libri di pregio e di valore, però possiedono al loro interno un valore ancora più grande».
Orari per consultazioni:
mercoledì e venerdì dalle 14.30 alle 18.00
Su appuntamento:
lunedì e mercoledì dalle 9.00 alle 12.30
Tel. 0121 378423
biblioteca@diocesipinerolo.it
bianchibibliotecabonatto@virgilio.it
Orari per consultazioni:
mercoledì e venerdì dalle 14.30 alle 18.00
Su appuntamento:
lunedì e mercoledì dalle 9.00 alle 12.30
Tel. 0121 378423
biblioteca@diocesipinerolo.it
bianchibibliotecabonatto@virgilio.it
“Con gli occhi del Quattrocento. Novità dal cantiere di restauro di Santa Lucia di Pinerolo” è il titolo del convegno che si è tenuto venerdì 29 novembre nell’Aula Magna del C. U. E. A. in via Cesare Battisti 6 a Pinerolo. In occasione dell’incontro è stato presentato l’avanzamento dei lavori finora effettuati all’edificio e a parte del ciclo di affreschi in esso conservato, realizzato intorno agli anni Ottanta del Quattrocento da un artista prossimo alla bottega pittorica della famiglia dei Serra, originaria di Pinerolo e attiva nella seconda metà del XV secolo tra Pinerolese, Valle di Susa, Canavese e Savoia.
“Con gli occhi del Quattrocento. Novità dal cantiere di restauro di Santa Lucia di Pinerolo” (“Avec le regard du ‘400. Nouveautées du chantier de restauration de Sainte Lucie de Pignerol”) est le titre du congrès qui a eu lieu vendredi 29 novembre chez le C. U. E. A. de Pignerol, 6, rue Cesare Battisti. Au cours du rendez-vous ont été présentés les résultats des travaux effectués jusqu’à présent dans la chapelle, travaux qui concernent soit l’architecture, soit les fresques. Ces derniers, qui représentent la Vie de Sainte Lucie, ont été réalisées aux alentours des années ’80 du ‘400 par un artiste proche de l’atelier des Serra, famille de peintres originaire de Pignerol et active dans la deuxième moitié du ‘400 dans le Pignerolais, le Val de Suse, le Canavese (territoire compris parmi Turin et le Val d’Aoste) et la Savoie.
Au congrès ont participé Eugenio Buttiero, maire de Pignerol, Paolo Pivaro, conseiller municipal, Claudio Bertolotto, historien de l’art et ex-fonctionnaire de la Direction des Monuments historiques, Marco Fratini, historien de l’art et bibliothécaire chez la Fondation Centre Culturel Vaudois, Valeria Moratti, fonctionnaire de la Direction des Monuments historiques du Piémont, Renzo Bonus, architecte responsable du chantier, Fabio Iemmi et Enrico Salvatico, restaurateurs. Les intervenants ont relaté sur la culture figurative pignerolaise de la fin du XV siècle et sur les travaux de restauration effectués à la chapelle.
Le congrès s’est conclus avec une très participée visite à la chapelle, pendant laquelle les intervenants ont illustré les résultats du long travail. L’Office pour la Pastorale du Tourisme de la Diocèse a organisé, dimanche 15 décembre à 15h00, une visite guidée gratuite à la chapelle (possibilité d’une visite en langue française assurée sur place).
All’evento hanno preso parte Eugenio Buttero, sindaco di Pinerolo, Paolo Pivaro, assessore al bilancio, Claudio Bertolotto, storico dell’arte ed ex-funzionario della Soprintendenza, Marco Fratini, storico dell’arte e bibliotecario presso la Fondazione Centro Culturale Valdese, Valeria Moratti, funzionario della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici e Demoetnoantropologici del Piemonte, Renzo Bonus, architetto responsabile del cantiere, Fabio Iemmi ed Enrico Salvatico, restauratori. I relatori hanno fornito un quadro particolareggiato della cultura figurativa pinerolese di fine Quattrocento e sui lavori di restauro alla cappella.
Grande la partecipazione di pubblico alla visita finale all’edificio, in occasione della quale i relatori hanno illustrato i risultati del lungo lavoro. L’Ufficio per la Pastorale del Turismo della Diocesi ha organizzato, per domenica 15 dicembre alle ore 15, una visita guidata gratuita alla cappella.
Nasce ufficialmente Terre d’Acaia, il portale di promozione e valorizzazione delle Alpi e della pianura che guarda al Monviso. Il Far West d’Italia, l’ovest estremo, ricco di opportunità e tradizioni. Un’area che ha vissuto intensamente la storia, dalla grandiosa epopea della Pietra Verde, all’epoca celtica e romana, con insediamenti e scontri. Un Medioevo appassionante, le guerre di religione, lo scontro fra i Savoia e la Francia, le guerre partigiane. Il grande sviluppo industriale e il declino. Una terra da vivere, da visitare, da conoscere.
Il portale Terre d’Acaia, nato su iniziativa del Centro Studi Silvio Pellico, è una realizzazione delle associazioni culturali che credono nelle Terre d’Acaia e che si impegnano per valorizzarne il patrimonio diffuso. La collaborazione è aperta a tutti i volontari che desiderano apportare il proprio contributo.
C’est officiellement né Terres d’Acaia, le portail de promotion et valorisation des Alpes et de la plaine proche du Mont Viso. Le « Far West » d’Italie, l’ouest extrême, riche en opportunités et en traditions. Une zone qui a intensément vécu l’histoire, de la grandiose épopée de la Pierre Verte à l’époque celtique et romaine, avec établissements habités et combats. Un Moyen Age passionné, les grandes guerres de religion, les luttes qui ont vus s’opposer la famille des Savoie et la France, les guerres des résistants. L’éblouissant développement industriel et le déclin. Une terre à vivre, à visiter, à connaître.
Le portail Terres d’Acaia, né à l’initiative du Centre d’Etudes Silvio Pellico, est une réalisation des associations qui croient à la possibilité de faire vivre ces terres et qui sont engagées pour valoriser leur patrimoine. La collaboration est ouverte à tous les volontaires qui désirent apporter leur contribution.
SOSTIENICI CON UNA DONAZIONE