Sogno di un pomeriggio di mezz’autunno. Un sentiero fra gli alberi del giardino di Villa Cardon, anche studio della pittrice Tere Grindatto.
Su proposta di Joy Kawalko e Giulia Marra, un percorso costellato di interventi dal teatro alla musica viene costruito da un gruppo di attori: Simone Morero, Andrés Reyes Saladrigas, Luca Storero, Magda Zaninetti, Massimiliano Toffalori, Sandra Morero, Gabriella Benedetto, Maurice Dupont.
Dai rami tra le foglie si affacciano quadri e opere dell’artista. Ci osservano? Vogliono parlarci?
Un invito a vivere e esplorare l’arte sotto diversi punti di vista. Dove ad arricchire l’esperienza del pubblico, accanto all’osservazione dei quadri, tra fronde e fili d’erba, appare un suono, un movimento, una voce… Gli oggetti d’arte si sono trasformati in soggetti. Gli attori si sono fatti invadere e suggerire, hanno risposto, inventato, animato.
Sospettiamo che un filo rosso connetta le opere i movimenti le installazioni. Ma non abbiamo tempo di pensarci, una guida ci invita a guardare, assorbire, sognare. Procediamo cauti e curiosi. Momenti di stupore e di meraviglia si alternano a flussi di silenzio e perplessità.
Lo spettacolo è un susseguirsi di performance e immagini visive.
Ciascun attore si è costruito una scena, dove vengono coinvolte specifiche opere della pittrice : installazioni, sculture, quadri, materiali misti. Nell’onda site-specific, le azioni si adattano allo spazio creato dalle opere posizionate in angoli scelti del giardino. Dalle immagini, forme e colori, nascono e si evolvono altre scene. Si fondono o si sovrappongono.
Ogni attore si accosta in modo diverso. Alcuni interagiscono allo stesso piano delle opere: un corpo diventa statua, un suono diventa forma. Altri animano o interagiscono con i personaggi dei quadri, mescolando la loro voce a visi di donne che ci guardano. Talvolta creano da soli un quadro vivente, una rappresentazione estemporanea. Altri ancora prendono le distanze, occupando il ruolo di spettatori ironici; oppure esplorano le impressioni suscitate dalle opere, restituendole al pubblico in vari linguaggi.
Erano pensieri seri o era un mondo di trastullo e di giochi? E se fosse la stessa cosa?
Il percorso si propone di sottolineare il continuo mutarsi dei significati : soggettivare lo spettatore, conferirgli la piena libertà di interpretazione, perché ognuno possa cogliere o no suggestioni e stimoli, per farne l’esperienza che desidera.
Joy Kawalko
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