Martedì 19 novembre 2013 il giornalista Maurizio Campisi presenta il suo ultimo saggio a Pinerolo
È nato a Rivoli e ha iniziato l’attività giornalistica in Italia, come direttore di giornali locali del Torinese, ma dal 1993 si è trasferito in Costa Rica dove attualmente vive e lavora. Maurizio Campisi è un nome noto del giornalismo internazionale. È stato corrispondente per Diario, il quotidiano La Juventud di Montevideo e l’agenzia di stampa argentina Ansa Latina. Attualmente svolge il compito di collaboratore dall’America Centrale e Caraibi per la Radio Televisione Svizzera ed è autore di un blog sulle tematiche latinoamericane. Parallelamente all’attività giornalistica ha svolto anche una durevole e costante carriera musicale, collaborando con artisti italiani e stranieri.
Martedì 19 novembre, Maurizio Campisi sarà a Pinerolo per presentare il saggio “Pelle di serpente – Lo sfruttamento infinito dell’America Latina e delle sue risorse”.
Nel villaggio globale, l’America Latina è centro o periferia?
Senza dubbio l’America Latina ha smesso da tempo i panni di cenerentola e sta diventando centro vitale del villaggio globale del futuro. È una regione che, liberatasi dai vecchi sistemi di dipendenza, sta mostrando tutto il suo potenziale con una crescita costante, non solo nell’economia ma anche negli indicatori sociali. Il rischio, che è poi quello che spiego nel mio libro, è che quest’occasione venga sprecata. I governi progressisti hanno aperto alle politiche democratiche, ma paradossalmente sotto la loro tutela, stiamo assistendo ad un assalto senza precedenti al territorio ed alle risorse.
Il Brasile paese emergente: bluff o crescita reale?
La crescita del Brasile è una realtà davanti agli occhi di tutti. Anche grazie alle sue dimensioni il paese è diventato una specie di ultima frontiera, dal quale tutti vogliono attingere a piene mani. I governi progressisti di Lula da Silva e della Rousseff stanno appoggiando la politica delle mega opere e le imprese brasiliane sono presenti con i loro appalti un poco ovunque in tutto il continente. Le Olimpiadi e i Mondiali di calcio del prossimo anno sono parte di questo programma, ma non dimentichiamo le grandi dighe sull’Amazzonia e le autostrade che spaccano in due la stessa Amazzonia e le Ande per portare le merci dall’Atlantico al Pacifico e viceversa. Opere, queste, controverse sulle quali i brasiliani non accettano ingerenze ma che, nelle dimensioni oggi ridotte del nostro pianeta, riguardano invece tutti noi. La spinta del Brasile odierno viene proprio da queste grandi opere: da come verranno eseguite dipenderà il futuro del paese e, in una misura profonda, anche di tutti noi.
Chi sono i nuovi “conquistadores”?
Le grandi imprese multinazionali, con le firme dei trattati di libero commercio, hanno ricevuto praticamente un nulla osta per poter operare secondo le loro condizioni. Ci sono economie in America Latina ancora fortemente dipendenti e la relazione Stato-imprese non le aiuta, visto che l’ago della bilancia pende pericolosamente verso quest’ultime. Politica e affari spesso interagiscono in maniera nefasta ed in questo contesto proteggere le istituzioni democratiche e rafforzare il ruolo mediatore della società civile diventa l’imperativo del nostro tempo.
Un papa Argentino. Come valuta, dal punto di vista latino-americano, l’elezione e l’azione pastorale del nuovo pontefice?
A parte le polemiche iniziali, probabilmente fini a sè stesse e legate al periodo nero della dittatura argentina, papa Francesco sta dimostrando di essere vicino alla gente e di parlare il linguaggio che la maggioranza del popolo cattolico si aspetta. In Europa forse non si ha la stessa percezione, ma in America Latina la tentazione delle chiese evangeliche è forte ed è una tentazione nata e affermatasi dal conservatorismo che ha arginato la Teologia della liberazione, che era considerata dalla gente comune una voce di speranza nel momento più buio delle guerre centroamericane e delle dittature (Argentina, Uruguay, Perù, Cile). Papa Francesco, pur con una formazione differente dalla teologia della liberazione, sta riprendendo quel discorso rimasto spezzato di unire il vertice della Chiesa con gli ultimi. Viene percepito come una speranza, come quella voce che da anni ci si attendeva di ascoltare da chi è chiamato a sedere sul soglio di San Pietro. È un segnale, anche questo, che l’America Latina è terra del futuro.
Italia e Sud America: esistono relazioni virtuose?
Credo che negli ultimi anni l’Italia abbia perso la percezione dell’America Latina. È parte dell’involuzione del nostro paese, troppo preoccupato dalla propria crisi e dalla propria inerzia, per riuscire a guardarsi attorno. Ancora oggi si guarda al mondo latinoamericano con sufficienza ed in maniera didascalica. Questo è parte del nostro provincialismo e, in un certo senso, della nostra arroganza di credere l’Italia e l’Europa ancora il centro del mondo. Ammettere le nostre pecche ed assumere che c’è un mondo diverso e in alcuni campi più capace del nostro e con il quale collaborare, rappresenterebbe un buon inizio per ricominciare a camminare.
Patrizio Righero (per concessione Vita Diocesana Pinerolese)
Presentazione “Pelle di serpente”
La presentazione del libro “Pelle di serpente” (Marcovalerio edizioni) si terrà martedì 19 novembre, alle ore 20:45, nella Sala incontri CeSMAP (Via G. Brignone 9 – Pinerolo) sarà presentato il libro “Pelle di serpente” (Marcovalerio edizioni) del giornalista Maurizio Campisi. Oltre all’autore interverranno il direttore del CeSMAP Dario Seglie, l’editore Marco Civra e il direttore di Vita Diocesana Pinerolese Patrizio Righero. Proporrà alcuni tanghi argentini il pianista Giovanni Damiano.
La chiesa dell’America latina tra crisi e sfide pastorali
Il nuovo pontefice proviene da un continente che ospita 580 milioni di cattolici
L’elezione di papa Francesco, primo papa dell’America, invia numerosi messaggi a tutto il mondo. Il primo è di apertura e di rinnovamento ad una chiesa di difficile credibilità, anche tra i propri fedeli. L’America, che da Giovanni Paolo II è stata definita il “continente della speranza”, ha il maggior numero di cattolici nel mondo: più di 580 milioni (44% della popolazione). Lo scenario che il nuovo papa si trova di fronte è quello di una chiesa che attraversa un forte momento di crisi. L’esperienza latino-americana influenzerà positivamente la sua azione nel promuovere una visione nuova della Chiesa.
La situazione latino-americana attuale
La società, in America latina, è in continuo cambiamento negli aspetti culturali ed economici come anche nei sistemi politici che rispecchiano il modo di considerare la persona. Compaiono nuovi paradigmi che mettono in questione i sistemi attuali e obbligano a rispondere in modo adeguato ai tempi di profondi cambiamenti in cui viviamo.
Tra le conseguenze più serie di questa crisi, ci sono gli scontri nella realtà che vivono i lavoratori (perdita di occupazione, quantità e qualità), la vulnerabilità sociale e il calo di possibilità delle stesse politiche sociali dei governi e la collaborazione esterna come limitate soluzioni (lavoro informale, migrazioni ecc.).
Tutto questo indica che l’economia viene investita da un processo di globalizzazione, il quale non ha dato risposte alle aspettative desiderate, perché la globalizzazione, accettando soltanto dimensione economica «non sa interpretare e reagire in funzione dei valori oggettivi che si trovano al di là dell’economia e che costituiscono il meglio della vita umana: la verità, la giustizia, l’amore, e in modo speciale la dignità e i diritti di tutti, anche di quelli che vivono ai margini del proprio mercato» (Conferencia general del episcopado latinoamericano y del caribe, Documento Conclusivo Aparecida, 13-31 maggio 2007, n. 61. La traduzione è nostra).
La Chiesa dell’America Latina esige un forte intervento, non può restare al margine della sofferenza dei poveri del Continente; la crisi obbliga la revisione del cammino e ad offrire nuove forme di impegno, di responsabilità. Tale crisi si deve trasformare in occasione per discernere e proiettare una chiesa impegnata nella giustizia e nel bene comune.
È un imperativo etico assumere il principio della dottrina sociale nella chiesa, della supremazia del lavoro sul capitale, della finalità universale dei beni e della sussidiarietà, per dare forza e slancio ad un’economia giusta e solidale.
Di fronte alla situazione che vivono i paesi latino-americani, non si può rimanere semplici spettatori, ma occorre essere persone attive, impegnate nella trasformazione del mondo.
Le sfide nella Chiesa Latino americana
Grandi sono le sfide della chiesa latino americana: dall’opzione per i poveri ai problemi dell’equità. Sfide che interpellano a livello personale e comunitario esigendo la revisione e il rinnovamento delle strutture e delle organizzazioni per portare alla crescita della dignità umana.
Preme la necessità di rafforzare la spiritualità cristiana di chi lavora al servizio dei poveri, perché sia fondata nell’ascolto e nella meditazione della Parola di Dio, come fonte principale di saggezza e di amore, per discernere i segni dei tempi.
Un’altra sfida è quella di animare un’autentica spiritualità cristiana ispirata al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, che fa sua la condizione umana per condurla alla propria realizzazione. Ed ancora, occorre attuare un pensiero economico alternativo, aperto, capace di ridare valore all’individuo, in armonia con il creato; testimoniare con le opere la verità del Vangelo come cammino di autentica liberazione in Gesù Cristo, che apre alla vita di comunione e di gratitudine della famiglia umana, nel dinamismo dell’amore nella verità; promuovere percorsi di movimento della pastorale sociale attenta ai segni dei tempi, come processo di crescita della dignità della persona umana; dare spazio al laicato, perché assuma la sua missione nel mondo dell’economia, della politica; offrire opportunità, specialmente alle donne e alle nuove generazioni che, con creatività e impegno, sanno scoprire nuovi modi di solidarietà.
don José Omar Larios Valencia (per concessione Vita Diocesana Pinerolese)
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